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mercoledì 17 agosto 2016

La "SVOLTA BUONA" sul CARCERE?

"Il Dubbio" mercoledì 17 agosto 2016 - pag.3
Articolo di Errico Novi.
IL TESTO :  
«Sì, ci hanno accolto bene come è sempre successo a ferragosto. Ma molti detenuti ci hanno anche lasciato un pensiero per Marco, sapevano della sua scomparsa e che questo giorno era diverso da come era stato per decenni». Roberto Giachetti ha guidato la delegazione radicale al carcere di Rebibbia, per un atto di dignità civile che si ripete appunto da moltissimi anni. Ma è chiaro che questo 15 di agosto resterà diverso e un po' spaesante: perché senza Pannella - che tanti detenuti chiamano semplicemente «Marco», come racconta il vicepresidente della Camera - un po' di angoscia viene. È stato Pannella il simbolo personificato delle battaglie sul carcere: le battaglie non si fermano ma il corpo del leader era la garanzia di una lotta che non si sarebbe arresa all'indifferenza. Certo gli eredi politici, da Bernardini a Maurizio Turco, perseverano al punto da aver convocato proprio nell'auditorium di Rebibbia il prossimo congresso del Partito radicale: l'appuntamento è per l'1, il 2 e 3 settembre prossimi. Ma l'ultimo ferragosto in carcere annuncia anche una novità assolutamente positiva: la riforma dell'ordinamento penitenziario. Le norme ci sono, non sono rimaste sospese nelle discussioni degli Stati generali dell'aprile scorso: le linee guida della svolta sono messe in ordine all'articolo 31 del ddl sul processo penale. Proprio il testo sul quale la maggioranza si è scervellata per mesi, in equilibrismi da farmacista su prescrizione e intrercettazioni. Nel corso della snervante trattativa in commissione Giustizia al Senato quasi mai si è perso tempo per quell'articolo 31, che contiene una dettagliata delega al governo intitolata "Princìpi e criteri direttivi per la riforma dell'ordinamento penitenziario". Dentro ci sono molti contenuti forti, esposti con ampiezza tale da vincolare l'esecutivo all'adozione di decreti incisivi. Il tutto in 14 commi, che definiscono i punti d'intervento su cui scommette il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Al centro del progetto di riforma la «Revisione delle modalità e dei presupposti di accesso alle misure alternative», che dovranno essere facilitati. Vorrà dire meno detenuti dietro le sbarre, uso assai più frequente del lavoro esterno. Il grimaldello della svolta è al comma successivo, che fa forse la cosa più importante e più suscettibile di anatemi forcaioli: innalza da 3 a 4 anni il limite massimo di pena per la concessione di queste misure alternative alla detenzione.
Non è finita qui. Si prevede una «maggiore valorizzazione del lavoro», anche nella sua forma intramuraria; l'uso di «collegamenti audiovisivi», quindi di Skype o piattaforme analoghe, sia «a fini processuali» (come proposto dalla commissione Gratteri tra molte perplessità dei penalisti) sia, soprattutto, «per favorire le relazioni familiari»; fino al «riconoscimento del diritto all' affettività delle persone detenute e internate» con una «disciplina
delle condizioni generali per il suo esercizio», comma che schiude le porte alle cosiddette stanze dell'amore.
Tutto questo impegna lo Stato sul piano finanziario: il potenziamento delle opportunità di lavoro è decisivo perché il fine rieducativo della pena si realizzi e nello stesso tempo comporta investimenti. Così come si dovrà spendere qualcosa in più per psicologi e terapisti, vista la norma sulla «necessaria osservazione scientifica della personalità da condurre in libertà». Ma soldi a parte, Matteo Renzi sarà messo alla prova soprattutto dal contenuto garantista e umanizzante di questa riforma penitenziaria. Dovrà sfidare il mainstream dominato dai "gettatori di chiave" e cambiare davvero verso alla giustizia.
Il ddl che contiene la delega sul nuovo carcere sarà votato dall'aula del Senato alla ripresa dei lavori, il 12 settembre. Ci sarà da tenere i nervi saldi non tanto in questa fase, in cui della parte sui detenuti si parla poco, ma al momento di emanare i decreti delegati. Quando molti inorridiranno per esempio di fronte alla revisione dello stesso ergastolo ostativo e non si lasceranno consolare dalle eccezioni, già previste in delega, per i reati di mafia e terrorismo. I giustizialisti si aggrapperanno persino all'incubo dei penitenziari come brodo di coltura per il radicalismo fondamentalista, di cui lo stesso guardasigilli Orlando è tornato a parlare ieri in un'intervista a SkyTg 24: allarme che sarebbe disumano d'altronde far pagare a tutti gli altri detenuti.

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