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domenica 22 aprile 2007

Primo scandalo antiomosessuale nell' Italia contemporanea

20 Apr 2007

47 anni fa, nell’aprile del 1960, scoppiava un grande scandalo nell’Italia del boom economico. Il primo grande scandalo che riguardasse l’omosessualità. Ancora manca una ricostruzione di quel fattaccio. Invito, perciò, gli storici del nostro movimento, a farsi vivi, a scriverci sopra un libro.
Intanto, vi mando il capitoletto che ho pubblicato sul mio “Manifesto Gay”, Malatempora editrice, Roma, 2005, pagine 19-20 per rinfrescarvi la memoria.

Buona lettura,
Massimo Consoli

Roma: Amor greco in salsa teutonica

Konstantin Feile era uno scultore tedesco, trapiantato nella capitale dalla fine della guerra, che aveva messo su un fiorente giro internazionale di prostituzione di minorenni. Nell'aprile del 1960 scoppiò lo scandalo. Gli sequestrarono 3000 foto e più tardi lo condannarono a 3 anni di reclusione. I quotidiani (nel frattempo mi sembra di ricordare ch'era morto) dettero grande risalto alla notizia che tenne banco per un periodo piuttosto lungo. Ogni giorno andavano pubblicando foto di ragazzi in calzoncini corti, in costume da bagno, sulla spiaggia, davanti a qualche monumento... tutti con una "pecetta" in faccia per impedirne il riconoscimento.
Gli articoli spiegavano con orrore che questi ragazzi erano «di buona famiglia», studenti in vena di arrotondare con qualche extra la magra paghetta settimanale. Ed il tedesco, che aveva italianizzato il suo nome in Costantino, era generoso con loro, non gli faceva mancare nulla, li trattava praticamente (orribile dictu) «come figli»!
Non avevo nemmeno 15 anni, eppure compravo i quotidiani tutti i giorni per seguire quella storia che, mi sembrava di capire, aveva a che vedere in qualche modo con me, non fosse altro perché, al di là della pecetta, quei ragazzi mi piacevano, ed io fantasticavo per un po' di essere un ricco americano in arrivo a Roma, per un altro po' di stare in mezzo a loro per metterli in guardia contro l'immoralità della prostituzione, e per un ultimo po' d'incontrarne qualcuno per la strada per farmi raccontare, o meglio, per farmi vedere cosa faceva co 'sti turisti
[1].
Quell'episodio ebbe delle conseguenze. Il Ministero degli Interni emanò una circolare
[2] nella quale parlava della "tendenza, sia pure incipiente, ora manifestatasi, di iniziare ed invischiare nel torbido ambiente scolari ed in genere giovanissimi privi di discernimento", la quale impone "che gli organi di polizia svolgano la loro azione intesa a reprimere con ogni possibile mezzo manifestazioni di pervertimenti sessuali, ed eventuali conseguenze come quelle innanzi citate". La circolare invitava gli organi di Polizia alla "repressione di manifestazioni esteriori di pervertimento", e a "individuare e sottoporre a costante vigilanza persone affette da omosessualità", sottolineando che si aveva motivo di ritenere "che un non indifferente apporto all'incremento del triste fenomeno sia dato da stranieri residenti o soggiornanti nel nostro paese"[3].
Il governo istituì una commissione, composta da giuristi e medici, per vedere s'era il caso d'introdurre anche in Italia una normativa antigay.
Esattamente un anno dopo, il 29 aprile 1961, il socialdemocratico Bruno Romano presentava una proposta di legge (N° 2990), che comminava da sei mesi fino a dieci anni di detenzione a chiunque avesse avuto rapporti omosessuali, che arrivavano fino a vent'anni in caso di aggravanti! L'iniziativa faceva seguito ad un precedente tentativo di cattolici democristiani e neofascisti del Movimento Sociale del 22 gennaio 1960 (N° 1920), che così si esprimeva: "Chiunque ha rapporti sessuali con persona dello stesso sesso è punito con la pena della reclusione da sei mesi a due anni… Se dal fatto deriva pubblico scandalo, la pena è aumentata… ecc." Questa legge venne poi ripresentata tale e quale il 14 novembre 1963 (N° 759).
Grazie al cielo, non se ne fece niente!

[1] Consoli, Affetti Speciali, pagg. 65-6.
[2] Il 30 aprile 1960. Sono debitore di questa informazione a Giovanni Dall'Orto, che l'ha rintracciata in un libro di Luigi Salerno, Enciclopedia di Polizia (quinta edizione), "Appendice di aggiornamento ed errata corrige" (giugno 1961), pag. 5.
[3] Anche Pasolini fu sconvolto dalle conseguenze di quell'episodio. Scrisse una lunga lettera che avrebbe voluto spedire all'Unità o a Paese Sera per protestare contro il linguaggio scandaloso dei giornali della sinistra nei quali non vedeva differenza da quelli cattolici o della destra più reazionaria, così pieni di "ignoranza, conformismo, provincialismo, bassezza d'animo". La lettera uscirà quasi un quarto di secolo dopo la sua morte, sul quotidiano La Repubblica: "Omosessuali. Uno scandalo di Sinistra", 15 ottobre 1999. Pubblicata per la prima volta sul Meridiano dedicato ai Saggi sulla politica e sulla società, curati da Walter Siti, Silvia De Laude, Cesare Segre, Piergiorgio Bellocchio (1999).

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